Giuseppe Tornatore, il regista, con il film Baarìa (nome siciliano dell’ antica Bagheria, cittadina della provincia di Palermo), racconta 70 anni di storia italiana, mediante un’ unica ambientazione principale, il suo paese natale, e con protagonisti, gli abitanti del suo paese.
Lo stesso, seguendo un percorso che va dagli anni ’10 agli anni ’80, mostra abilità nel raccontare la storia di una famiglia siciliana, attraverso 3 generazioni, sfiorando le vicende private di questi personaggi (Cicco- Peppino- Pietro), ed evocando amori, sogni, delusioni, illusioni, speranze, sconfitte, sofferenze e vittorie, di un’ intera comunità…
Ma la bravura di Tornatore, si esprime proprio attraverso lo scenario storico su cui tutto il film “si ambienta”.
Un’ epoca ove si susseguono eventi drammatico- storici, alla base del vissuto italiano: le 2 guerre mondiali, il fascismo, il comunismo, il partito demo- cristiano…
Baarìa, è un atto d’ amore per quella “magica Sicilia”, ove 3 rocce, se colpite dal lancio di un’ unica pietra, “svelano” il tesoro, per anni, celato al loro interno; una Sicilia dalla cui dimensione, esce un bambino poverissimo, che non ha nemmeno un paio di scarpe che possono definirsi tali; un fanciullo punito dalla maestra, solo perché non conosce l’ italiano; un bambino che ha solo un libro di testo, che sarà poi mangiucchiato dalle pecore, di cui egli è il pastore.
Un bambino dal carattere “sicuro”che dall’ infanzia, esso, lo porterà negli anni alla vittoria del partito, per il quale egli s’ imbatte, attraverso la fede assoluta nei confronti dei suoi forti ideali.
Un bambino che da adulto, muterà l’ usanza di ballare solo con persone di egual sesso( uomini con uomini-donne con donne) ad una festa di ballo, ove conoscerà la sua futura moglie, Mannina.
E poi… Un uomo determinato, che attraverso la sua passione politica, e la militanza costante nel PCI, andrà avanti nel suo progetto, anche quando lui e la sua famiglia, prenderanno coscienza del fatto che non farà mai carriera, e che invece di diventare deputato, dovrà “accontentarsi” di essere consigliere comunale; questa consapevolezza, non sarà motivo di discussione all’ interno della famiglia; bensì, stimolo, solidarietà e comprensione, nei confronti di un grande uomo.
Peppino Torrenuova, è questo… Un bimbo che ritroviamo a correre nella prima ed ultima scena del film, la cui corsa vuol lascia trasparire il carattere di questo piccolo che corre per dimostrare a tutti quanto vale, e vincere “a dispetto di chi lo deride”.
Innovativa la scelta di raccontare l’ intero film in flashback, effetto di un lungo sogno del protagonista, Peppino.
Analizzando l’ intero film in profondità, la mia valutazione finale è 10, per l’ originale idea circa tematiche ed argomenti trattati, e per l’ obiettivo che il regista si è prefisso (informare gli italiani, su quanto accaduto in passato, e sulla “storia quotidiana” degli italiani); 7 per il progetto finale ottenuto, in quando Tornatore (“ossessionato dalla bella immagine”), cela energie, passioni ed idee (fondamentali del film), passando (senz’ alcuna logica), da tonalità fortemente drammatiche, a tonalità inspiegabilmente da cabaret televisivo (Beppe Fiorello, Luigi Lo Cascio), ma comunque narrata da una sensibile articolosità, frutto dell’ ansia di dimostrare, e dal tentativo di affrescare eventi passati, il più possibile, senza mai andare in profondità.
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