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giovedì 20 ottobre 2011

IL BAMBINO CON IL PIGIAMA A RIGHE

Locandina italiana Il bambino con il pigiama a righe








Il regista Mark Herman, ha voluto raccontare il “passato” tragico della Shoah, in maniera nuova ed originale; egli, infatti, adattando l’omonimo romanzo del giovane scrittore irlandese Boyne (collaboratore anche della sceneggiatura), è riuscito a raccontarci la tragedia, di un’ epoca, attraverso gli occhi di Bruno, un bambino di 8 anni, figlio di uh ufficiale dell’esercito del Reich, la cui amicizia proibita con u suo coetaneo ebreo (che va oltre il filo spinato), nel campo ha conseguenze brusche ed inaspettate.
La storia, è ambientata durante la 2° Guerra Mondiale, negli anni ’40, in una Berlino intimidatoria dai tanti palazzi ostili, tappezzati dai simboli del nazionalsocialismo, in cui vive Bruno con la sua famiglia…
Un giorno, tornato a casa, egli riceve la notizia del trasferimento in una nuova sede in campagna, per la promozione di suo padre, volto a svolgere un importante incarico. Bruno, non vuole lasciare la città, intimorito dall’idea di non avere più amici e compagni di giochi; ma egli, non sa che “dall’altra parte”, lo attenderà un amichetto cha farà maturare in lui, serie convinzioni e nuove scoperte.
La famiglia, intanto, si trasferisce, e Bruno, sentendosi solo (anche perché la sorella maggiore Gretel, invaghita del giovane e avvenente tenente Kotler, gli mostra sempre meno interesse), senza amici, ed annoiato, decide (di nascosto) di attraversare il boschetto che circonda la sua casa, e si avvicina al filo spinato. Dalla parte opposta, vede un bambino con il pigiama a righe, Shmuel, ed egli, incuriosito, cerca di attirare la sua attenzione, con l’intento di fare amicizia…
Così, ogni giorno, Bruno trova uno spazio di tempo ed un sotterfugio, per incontrare Shmuel, con cui, anche se divisi dalla recinzione, riuscirà persino a giocare a dama.
Poco per volta, Bruno, attraverso i discorsi di Shmuel, inizia a comprendere che, quello non è un campo di lavoro o di rieducazione, ma una realtà molto più brutale. Persino sua mamma di Bruno,  inizia a capire cosa stia per succedere nel vicino campo, quando Kotler, mediante una barzelletta, le racconta la vera natura del fumo proveniente dalla vicina fattoria…
A casa di Bruno, l’atmosfera diventa sempre più tesa, ed egli comincia ad intuire che suo padre, non è poi così tanto buono, come ha sempre ritenuto. anche se infantili, inizia m maturare convinzioni, circa il fatto che dall’altra parte, stia per accadere qualcosa di veramente tragico; e queste, insieme alla sua continua perdita di fiducia nella sua famiglia, lo fanno diventare sempre più maturo, rispetto alla sua tenera età.
Un giorno, Bruno viene sorpreso da Shmuel a casa sua, e capendo che ha fame, gli offre una fetta di torta. I due, vengono scoperti da Kotler, e Bruno (preso dal panico per le possibili conseguenze del suo atto, e per paura che la sua famiglia, sapesse dei suoi incontri) nega di conoscere Shmuel… Bruno, pieno di rimorsi, per l’essersi comportato da vigliacco, più volte, senza trovarlo va a cercare l’amico, e quando finalmente lo rincontra, nota sul suo viso, ancora i segni di percosse di Kotler.
Bruno, per vergogna e per farsi perdonare, decide di aiutare Shmuel, a trovare suo padre, di cui da 3 giorni non ha più notizie…
Intanto, a casa, l’ufficiale decide di mandare tutta la famiglia da una zia, e Bruno (ovviamente in totale disaccordo con questa decisione del padre), approfitta del momento, per andare da Shmuel, indossare un pigiama a righe, ed addentrarsi nel recinto… entrato nella dura realtà, viene preso dal vortice mostruoso di un fato crudele che, segnerà il suo destino e, quello di molti altri prigionieri.
Il film, viene percepito come una”favola malinconica”, sullo sfondo di un fatto storico disastroso. il quale, attraverso effetti speciali, debolezze e scene consolatorie, intende mostrare a quali livelli di barbarie, l’uomo possa arrivare, sino a lasciarci turbati, con un finale che “uccide dentro”. Allo stesso modo, però, non criminalizza un intero popolo, ma mostra anche i sentimenti di chi si è opposto, o almeno ha tentato.
I temi dominanti, sono: debito mai estinto, con il nostro passato e con la nostra storia, e perdita dell’innocenza, cioè, percezione che la colpa degli adulti, debba passare attraverso l’estremo dolore.
Anche la cieca obbedienza di Bruno agli ordini dei genitori, metaforizza la cieca obbedienza del popolo tedesco, alla follia del Fuhrer.
Il film, (n cui i 2 protagonisti giovanissimi, hanno perfettamente interpretato ,uno l’innocenza e l‘altro la dignità della sofferenza), resta comunque una fiction -infatti, è impossibile che nessuna sentinella si sia mai accorta dell’incontro fra i 2 ragazzini- ma allo stesso modo, un’ opera importante, necessaria di questi tempi, in cui, si tenta di revisionare storicamente, una realtà che ancora brucia negli animi di molti.

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